In questa pagina del blog voglio spiegarti come viene fatta oggi la devitalizzazione, o, meglio “terapia canalare”

Questa è la procedura che serve a garantire la durata per molti anni a denti gravemente compromessi da carie. La carie, l’ ho già spiegato in altre pagine del Blog, è un processo di degenerazione del tessuto duro del dente che progressivamente si espande, fino a avvicinarsi alla polpa.

La Polpa, volgarmente chiamata “nervo” è chiusa all’ interno dei nostri denti. Durante la formazione del dente è l’ organo deputato alla formazione della dentina (la parte interna dei denti). Questa deposizione di materiale simile all’ osso , ancor più all’ avorio, è un processo che non si interrompe con l’ eruzone dei denti ma continua tutta la vita.

Man mano che la polpa genera dentina, il suo spazio si riduce. Guardando una rx di un dente di un bambino di 6 anni e confrontandola con lo stesso dente a 60 anni, vedremmo lo spazio pulpare ridursi tantissimo. Il “nervo” si mura all’ interno. Quando la carie penetra nel dente, può capitare che i batteri riescano ad arrivare alla polpa e in quel momento, purtroppo, il dente diventa anche dolente!!!

Quando questo accade, per salvare il dente, bisogna eliminare il suo contenuto che ormai ha esaurito la sua funzione principale. Il dentista deve riuscire a togliere tutta la parte organica interna del dente, in modo da non lasciare possibilità di una futura fermentazione e sigillarlo.
L’ anatomia interna dei denti è tutt’altro che semplice!

Alcuni denti hanno una sola radice, come gli incisivi superiori, i canini e i secondi premolari. Altri denti, i primi premolari, ne hanno due.

I molari generalmente tre, con una notevole variabilità. Spesso succede che in una singola radice ci siano due canali, dentro i quali trovava sede il fascio vascolo nervoso (contenente un filamento nervoso, una arteriola e una piccola vena) che ha irrorato la polpa nella sua vita.


La lunghezza dei canali è variabile, da 14 a piu di 30 mm, misurati dalla cuspide del dente, e l’ apice ha un diametro variabile da 0,1 a 0,4 mm circa. Con notevoli variazioni soggettive e con presenza di calcificazioni e restringimenti variabili.I canali possono essere conici, a forma di “carota”, ma anche nastriformi, o avere dei restringimenti irregolari nella loro lunghezza. Alcuni, i più complessi, sono a forma di “c”, e ovviamente NON sono dritti! Hanno le più varie curve o uncini apicali.


Il dentista deve inizialmente sondare il canale, per arrivare fino all’ apice. Per far questo si utilizzano piccole lime (files) dal diametro 0,06, 0,08 mm e , una volta identificato l’ imbocco dei canali (tutt’altro che facile specialmente all’ inizio della carriera) si scende gradualmente aiutandosi sia guardando la radiografia iniziale (che non deve mancare), sia con il “localizzatore apicale”, uno strumento elettronico che in qualche modo avvisa al raggiungimento dell’ apice. E’ una specie di “ecoscandaglio” dentale che ha davvero rivoluzionato l’ endodonzia (la branca che si occupa di devitalizzazioni).

OVVIAMENTE funziona bene solo se il dente è isolato con la DIGA!! Ma nel mio STUDIO terapie canalari senza diga sono impensabili, since 1991!


Arrivati all’ apice abbiamo una certezza: la lunghezza del canale. Ma come chiudere un canale di cui non si conosce altro? Per farlo bisogna trasformare l’ anatomia irregolare in una forma a cono, di cui si conosce la lunghezza e il diametro apicale: solo così sarà possibile sigillarlo “al buio” con sicurezza e predicibilità. Per questo oggi abbiamo degli strumenti costruiti con una lega avveniristica, il Nickel-Titanio! Un metallo con una memoria elastica incredibile (anche se piegato poi ritorna alla sua forma iniziale), tanto da essere stato inventato per.. le antenne dei satelliti, che devono essere appallotolate durante il lancio per poi distendersi una volta aperto il loro scomparto.

Con questa lega sono stati costruite lime coniche estremamente flessibili, tanto da creare uno “stampo” calibrato nel canale senza raddrizzarlo! Se si usasse una lima simile in acciaio, il canale verrebbe raddrizzato e sembrerebbe quello sbagliato nel immagine sopra!

Quindi si procede entrando nel canale fino all’ apice (lunghezza conosciuta) e facendo questo otteniamo un cono regolare, dove prima c’era una forma assolutamente imprevedibile. Conosciamo quindi lunghezza e conicità (quanto cresce il cono con la lunghezza)

Ora manca un dato: quanto è grande l’ apice? Ricordiamo che può essere da 0,1 a 0,4.. e per pulire bene bisogna allargarlo ancora un po’. Per questo c’è l’ ultima fase meccanica: il “gauging“, o calibrazione: Si inserisce alllunghezza di lavoro (la lunghezza scoperta con il rilevatore) una lima cilindrica di diametro noto, quello che crediamo sia l’ apice. Questa entra senza frizione e dovrebbe impuntarsi all’ apice del cono! Si inizia con una 0,25, poi 0,3, poi 0,35 ecc.. appena si sente frizione al’ apice.. BINGO!! sappiamo tutto: lunghezza, conicità, apice.Siamo pronti a chiudere con un cono di materiale neutro, sigillando con un cemento neutro.

Ma prima..  una fase FONDAMENTALE: la detersione! Il canale va lavato e rilavato con ipoclorito di sodio, per almeno 20 minuti. Questo scioglie la parte organica ed eventuali batteri.. fino a dare la disinfezione e pulizia che permetterà al dentino, ben sigillato e ricostruito, di durare tantissimo!!

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